di Emanuele Lepore
Quanto è accaduto in provincia di Verona, nella notte tra lunedì 13 e martedì 14 ottobre, ha comprensibilmente guadagnato ampio spazio sulla stampa nazionale. Eppure, la narrazione più diffusa continua a confondere un sintomo – la gravità del quale sta nei fatti – con un miasma ben più diffuso, su cui il discorso pubblico non ha ancora raggiunto la chiarezza di cui ci sarebbe bisogno. È il problema dell'abitare, del diritto alla casa e alla città: del diritto, cioè, a una esistenza piena e dignitosa. La descrizione cruda del fatto può essere lineare. Un'operazione di polizia è rapidamente degenerata in ciò che – stando a quanto si ricostruisce a mezzo stampa – la procura di Verona inquadra come una strage. Luogo della vicenda un casolare nei pressi di Castel d'Azzano, in cui tre persone conducevano una vita descritta come "ritirata" o "da Medioevo". L'assenza di elettricità e di riscaldamento, il quasi totale isolamento in un'azienda agricola pignorata, una ...
di Christian Peverieri
La giornata di sciopero generale contro la nomina del nuovo presidente José Jerí e il Congresso corrotto si conclude in tragedia: durante la repressione della manifestazione a Lima un poliziotto in borghese ha ucciso a colpi di pistola il giovane Mauricio Ruiz Sanz.Le mobilitazioni erano state indette da diverse organizzazioni a seguito del “maquillage” istituzionale imposto dal Congresso la scorsa settimana, con la deposizione della presidente Boluarte, scaricata dopo quasi tre anni e cinquanta morti sulla coscienza, divenuta ormai persona impresentabile e non più difendibile. Al suo posto il Congresso ha nominato presidente José Jerí, un politico semisconosciuto pur essendo divenuto presidente del Congresso stesso e per questo il primo nella linea istituzionale di successione in caso di deposizione del presidente. Oltre ad essere un politico poco conosciuto, Jerí è un politico con una scarsa base elettorale dal momento che è diventato presidente solo grazie a una ...
Il 18 ottobre Firenze torna a essere il cuore dell’insorgenza sociale. A quattro anni dalla chiusura dello stabilimento di Campi Bisenzio, il Collettivo di Fabbrica Ex Gkn chiama a una grande manifestazione nazionale, con partenza alle 14:30 da Piazza Ugo Toscana, nel quartiere universitario di Novoli. Il giorno successivo, il 19 ottobre, al presidio ex Gkn si terrà un convegno nazionale dedicato alle Comunità Energetiche Rinnovabili e Solidali (CERS): un primo incontro per “avviare un percorso di confronto tra le Cers in Italia” e consolidare un’alleanza tra chi lavora per una transizione ecologica “dal basso, giusta e partecipata”.“Il rinvio e l’attesa sono l’arma usata contro la reindustrializzazione dal basso”, scrivono le lavoratrici e i lavoratori nel loro comunicato. La vertenza Gkn, iniziata nel 2021 dopo la chiusura improvvisa da parte del fondo Melrose, è oggi simbolo di una più ampia battaglia politica e sociale. A distanza di anni, la fabbrica è ...
Il coordinamento “Padova per una Scuola Pubblica e Democratica” riunisce docenti, studenti, genitori e associazioni cittadine contro le nuove Indicazioni Nazionali 2025, giudicate un passo indietro culturale e democratico. In vista della mobilitazione nazionale del 18 ottobre, con Mario Cogo abbiamo parlato di scuola, libertà d’insegnamento e del perché la battaglia per un’educazione inclusiva riguarda l’intera società.Come e perché nasce il coordinamento “Padova per la Scuola Pubblica e Democratica” a Padova? Quali soggetti ne fanno parte e quale urgenza vi ha spinto a unirvi in vista della mobilitazione del 18 ottobre contro le nuove Indicazioni Nazionali?Il coordinamento nasce per manifestare contro le Indicazioni nazionali uscite nel 2025 dal Ministero dell’istruzione e del merito. Il coordinamento nasce dalla convergenza di diverse realtà padovane: attualmente Anfis, Anpi, Cesp, Cgil, Cobas Scuola, ConTatto C.e.m.e.a. Veneto, Coordinamento Studentɜ ...
Circa quindicimila persone hanno attraversato ieri le strade di Udine, in una manifestazione imponente e determinata. Il corteo, convocato nel giorno della partita Italia–Israele valida per le qualificazioni ai Mondiali 2026, ha denunciato con forza la complicità delle istituzioni sportive e politiche con il genocidio in corso a Gaza.In apertura, un’enorme bandiera palestinese e lo striscione “Show Israel the Red Card – No World Cup in Genocide”, che racchiudeva il significato politico dell’intera giornata: nessuna normalità sportiva è possibile di fronte a un massacro trasmesso in diretta mondiale.Migliaia di persone — associazioni sportive, studenti, lavoratori, collettivi e centri sociali — hanno sfilato con passo deciso, intonando senza sosta cori per la libertà della Palestina e contro l’occupazione israeliana. Una voce collettiva che ha attraversato la città ribadendo che non saranno gli accordi firmati a Sharm el-Sheikh a fermare l’apartheid, né i ...
di Christian Peverieri
Idranti, gas lacrimogeni, granate, bombe stordenti sparati tra la folla ad altezza uomo e dentro le abitazioni noncuranti della presenza di donne, anziani, bambini. E ancora, caccia all’uomo nelle strade e negli ospedali e decine di feriti e di persone arrestate: è il gravissimo bilancio delle operazioni del “convoglio umanitario” inviato dall’esecutivo per sedare il “paro nacional” nella provincia di Imbabura. Otavalo, nella provincia di Imbabura, è una città andina a maggioranza indigena che fin dallo scorso 22 settembre ha aderito al paro nacional lanciato dalla Conaie contro il governo di Noboa e le sue politiche neoliberiste. In questi venti giorni di mobilitazioni, la città è diventata il centro simbolico del paro, con manifestazioni, presidi e blocchi quotidiani, in particolare dell’importante carretera Panamaericana. Per questo motivo, il governo ha inviato il “convoglio umanitario”, ribattezzato nelle strade e sui social il “convoglio della ...
Due studenti della Sapienza hanno ricevuto una notifica di apertura di indagini per resistenza aggravata e lesioni a pubblico ufficiale, in relazione al corteo del 16 aprile 2024 in solidarietà con la Palestina. Si tratta dell’ennesimo episodio di criminalizzazione del movimento studentesco che, da mesi, denuncia i rapporti dell’ateneo con lo Stato israeliano. La tempistica della decisione della Questura di Roma, a pochi giorni dalle manifestazioni di massa, appare come un chiaro tentativo di intimidire chi continua a protestare contro il silenzio istituzionale di fronte al genocidio in corso. Di seguito il comunicato che riceviamo e pubblichiamo.Nei giorni scorsi due nostri compagni hanno ricevuto una notifica di apertura di indagini a proprio carico per resistenza aggravata e lesioni a pubblico ufficiale in concorso, in relazione ai fatti del 16 aprile 2024 alla Sapienza. Si tratta di uno dei tanti cortei in solidarietà con la Palestina che, negli ultimi due anni, hanno ...
Domenica 12 ottobre, dalle 13 alle 23, il L.O.A. Acrobax di Roma ospita la seconda edizione dello Jojo Fest, memorial di lotta e di festa organizzato da Black Lives Matter Roma in ricordo di Josef “Jojo” Yemane Tewelde. In opposizione al Columbus Day, la giornata vuole trasformare il 12 ottobre in un momento di resistenza anticoloniale e antirazzista, intrecciando memoria, musica e riflessione collettiva sulle lotte per la cittadinanza, la libertà di movimento e la dignità di tutte e tutti. Domenica 12 ottobre dalle 13 alle 23, presso il L.O.A. Acrobax in via della Vasca navale 6, si terrà la seconda edizione dello Jojo Fest, un memorial di lotta e di festa organizzato da Black Lives Matter Roma e dedicato al compagno e fratello Josef Yemane Tewelde, meglio conosciuto come Jojo. “Lo immaginiamo”, scrive il comitato organizzatore, “prendendo atto che il 12 ottobre rappresenta non la romantica scoperta di un nuovo continente, come vorrebbe la narrazione colonialista che ...
A quasi tre mesi dal lancio dell’appello “Fuori Israele dalla FIFA”, diffuso a luglio, oltre 400 realtà sportive, sociali e culturali in tutta Italia hanno aderito alla mobilitazione prevista per il 14 ottobre a Udine, in occasione della partita di qualificazione ai Mondiali tra Italia e Israele. Una risposta ampia e trasversale che conferma quanto la solidarietà con il popolo palestinese sia oggi il punto più vivo del dibattito pubblico e della mobilitazione sociale. Mentre i governi occidentali celebrano con enfasi i cosiddetti “accordi di pace” scaturiti dal “piano Trump”, la realtà sul terreno resta segnata dalla distruzione e dal lutto. Le operazioni militari israeliane a Gaza hanno causato centinaia di migliaia tra morti e feriti, intere aree urbane sono state rase al suolo e la popolazione civile è destinata a vivere un presente di fame e deportazioni. In Cisgiordania, le violenze dei coloni e dell’esercito di occupazione non si sono mai fermate. Gli ...
di Christian Peverieri
A quasi tre anni dal suo insediamento - o come direbbero i suoi moltissimi detrattori, dalla sua usurpazione - la presidente Dina Boluarte è stata messa sotto accusa e destituita dal Congresso a trazione fujimorista a seguito di una mozione di sfiducia per “incapacità morale” a gestire e a risolvere la gravissima crisi di sicurezza. Al suo posto, il Congresso ha nominato come nuovo presidente José Enrique Jerí Oré, presidente dello stesso Congresso e per questo il primo nella linea di successione. L’epilogo per Boluarte, una presidente contestatissima e odiata dalla maggioranza della popolazione per il suo “tradimento” all’ex presidente, il maestro Pedro Castillo, e per la sua responsabilità nella repressione che ha prodotto oltre 50 vittime, è avvenuto nella serata del 9 ottobre quando, a seguito dell’ennesimo attentato subito da un gruppo musicale durante un concerto, il Congresso peruviano ha avanzato ben 5 mozioni di sfiducia nei suoi confronti. Le cinque ...
di Exploit Pisa
Le piazze oceaniche di queste settimane contro il genocidio e in solidarietà alla Flotilla hanno finalmente innescato un processo di rottura delle politiche di morte, di cui il governo italiano è attivamente complice. Questo processo non può esaurirsi, ma deve anzi permanere e articolarsi con le altre lotte sociali nel nostro paese, per trarne forza e far dilagare la capacità mobilitativa. È in questa cornice che pensiamo si debba inserire la chiamata del Collettivo di Fabbrica ex-GKN per il corteo del 18 ottobre a Firenze. L’esperienza della fabbrica socialmente integrata non è solo una lotta per la dignità del lavoro, ma anche per un’alternativa a un sistema produttivo che trae profitti dal genocidio. Un punto di rottura di questa filiera di morte, di cui già i blocchi e gli scioperi generali ci hanno mostrato l’importanza per il sostegno al popolo palestinese. La speculazione finanziaria e immobiliare, le politiche ecocide, la deindustrializzazione che lascia spazio ...
di Pauline Menu
Il 6 ottobre il primo ministro francese Sébastien Lecornu ha rassegnato le proprie dimissioni dopo appena 27 giorni di mandato. A meno di 24 ore dalla presentazione della composizione del nuovo governo, l’annuncio ha suscitato un profondo sconcerto e acuito la crisi politica che attraversa la Francia.Il primo ministro Sébastien Lecornu ha presentato le proprie dimissioni a Emmanuel Macron il 6 ottobre, acuendo ulteriormente la crisi politica che attraversa la Francia. A meno di ventiquattro ore dall’annuncio della nuova compagine di governo, Lecornu ha dichiarato, in un breve discorso, che «non sussistevano più le condizioni per esercitare le mie funzioni di primo ministro». A suo giudizio, le forze politiche si sono rifiutate di «cogliere il cambiamento, la profonda cesura rappresentata dalla decisione di non ricorrere all’articolo 49.3 della Costituzione»; si sono comportate «come se ciascuna disponesse di una maggioranza assoluta all’Assemblea nazionale» e, infine, ...
di Pauline Menu
On October 6th, the French Prime Minister, Sébastien Lecornu, resigned after only 27 days in power. Less than 24 hours after the unveiling of the new government’s composition, this announcement came as a shock and deepened France’s ongoing political crisisThe Prime Minister, Sébastien Lecornu, handed his resignation to Emmanuel Macron on October 6th, worsening the political crisis in France. Less than 24 hours after the announcement of the new government’s composition, he declared in a brief speech that “the conditions were no longer in place for me to perform my duties as Prime Minister”. According to him, political parties refused “to see the change, the profound break represented by the decision not to invoke Article 49.3 of the Constitution”; they adopted “a stance as if they all had an absolute majority in the National Assembly” and, finally, he deplored the “partisan appetites” within the government. A Prime Minister without LegitimacyLecornu had been ...
di Redazione
Una marea umana ha invaso Roma. Fiumi di persone, bandiere palestinesi e slogan scanditi all’unisono: “Stop al genocidio”. È così che ieri, da Porta San Paolo a piazza San Giovanni, la capitale è diventata l’epicentro di una delle manifestazioni più imponenti mai viste in Italia. Le notizie che arrivano attorno al piano di pace di Trump non scalfiscono minimamente la convinzione di chi è in piazza: di fronte a una delle più grandi brutalità della storia, in cui i governi occidentali - in primis quello italiano - ci sono dentro fino al collo, nessuno si è tirato indietro. L’appuntamento era stato lanciato dal Movimento degli studenti palestinesi e dall’Unione Democratica Arabo Palestinese, ma nel corso delle settimane la manifestazione ha trasformato radicalmente la sua portata. “Saremo un milione”, avevano promesso alla vigilia del corteo. Ieri quella promessa è stata mantenuta: un milione di persone ha attraversato Roma in una manifestazione oceanica ...
di Emanuele Lepore
La solidarietà alla popolazione palestinese, e il sostegno alla Global Sumud Flotilla, hanno ormai tracimato gli argini – anche quelli nazionali. L'enorme manifestazione di ieri – 4 ottobre – a Roma si è infatti inserita in un quadro europeo di straordinaria partecipazione. Basti pensare alle piazze francesi e spagnole, da settimane allineate a una mobilitazione diffusa e capillare, in la solidarietà sta diventando una forza reale.Mentre un milione di persone dilagava nelle strade capitoline, da piazzale Ostiense a piazza di Porta San Giovanni, in molte città francesi il sostegno al popolo palestinese si è inevitabilmente saldata alla chiara opposizione alle politiche economiche nazionali. Sull'onda lunga delle proteste delle scorse settimane, diverse migliaia di manifestanti hanno deciso di seguire ancora la rotta segnata dalla Global Sumud Flotilla, la cui missione – come ha spiegato la portavoce francese Hélène Coron – non si ferma a Gaza, ma sarà compiuta ...
di Redazione
Lo sciopero generale di oggi, proclamato in modo unitario dopo il blocco della Freedom Flotilla, si è caratterizzato come l’ennesimo enorme atto di rottura contro l’economia del genocidio e la complicità del governo italiano. L’Italia intera è stata completamente paralizzata: da anni non si assisteva a una mobilitazione così ampia e determinata, con circa due milioni di persone scese in piazza per bloccare la normalità produttiva e sociale del Paese.Questo passaggio segue una escalation iniziata il 22 settembre, giornata che ha aperto una breccia, mostrando che la solidarietà non sarebbe rimasta confinata a manifestazioni simboliche ma avrebbe cercato di intaccare i nodi concreti della guerra. Il 3 ottobre, dopo l’assalto israeliano alla Global Sumud Flotilla, questa dinamica è esplosa su scala molto più ampia.Quella che segue è una cronaca parziale, considerando la molteplicità di iniziative che ci sono state ovunque.Il Nord-Est è stato uno degli epicentri della ...
di Vito Raspanti
Riceviamo e pubblichiamo queste riflessioni del compagno Vito, di Terra Insumisa (Sicilia, Italia), che si trova ora sull'isola di Creta, come membro della Global Sumud Flotilla, a riparare le imbarcazioni che sono state attaccate e danneggiate in alto mare dai droni israeliani. L'articolo è stato originariamente pubblicato su Nodo Solidale.Vi scrivo da Creta, dal porto di Ierapetra, dove le mie mani sono impegnate a riparare le barche colpite dai droni. Ma questa non è solo una cronaca di riparazioni. È una restituzione, un tentativo di dare un senso alla missione che stiamo compiendo, una missione che mira a rimettere in navigazione non solo imbarcazioni, ma la vita e la speranza stesse.In questo momento difficile, mentre parole di sfiducia e tradimento cercano di insinuarsi nella nostra determinazione, è fondamentale riaffermare con chi siamo. Queste mani e questo cuore sono con le persone in mare, con le Flottiglie per la Vita e contro la morte. Non siamo politici ...
L’abbordaggio della marina israeliana contro la Global Sumud Flotilla ha acceso in poche ore un’onda di proteste che ha attraversato l’Italia e non solo. Nonostante i colpi subiti e i danni alle imbarcazioni, il convoglio ha ribadito la propria determinazione a proseguire la rotta: “continueremo verso Gaza”, hanno scritto gli attivisti, continuando a fare di questa missione un catalizzatore politico globale.L’attacco non ha colto le piazze impreparate. Ormai possiamo darlo come dato assodato: le mobilitazioni per la Palestina stanno cambiando segno, attraversando un crescendo che, giorno dopo giorno, si traduce in una rottura sempre più evidente delle dinamiche consolidate del conflitto sociale. L’assalto alla Flotilla si è innestato dentro questa traiettoria, scatenando una reazione immediata.Ieri sera a Padova un presidio d’emergenza al Liston si è trasformato in corteo selvaggio di migliaia di persone che ha invaso il centro cittadino, si è diretto verso la ...
In queste settimane ci troviamo immersi in qualcosa di travolgente. Questa è la sensazione di chiunque stia attraversando, in tutte le forme possibili, la straordinaria mobilitazione diffusa e permanente che sta attraversando il Paese. Ci sarà modo e tempo per leggerla con strumenti adeguati e comprensibili, soprattutto a noi stessi, ma un dato appare chiaro: se decine di migliaia di persone sentono l’urgenza di scendere in piazza spontaneamente solo pochi minuti dopo il primo abbordaggio della Flotilla, è il segno che ci troviamo di fronte a qualcosa di inedito e potente. In particolare, la giornata di sciopero generale di domani, tanto per le modalità con cui è stata costruita – basti pensare alla convergenza storica tra Cgil e sindacati di base – quanto per gli effetti che produrrà sul piano mobilitativo e materiale, si annuncia come un ulteriore, decisivo punto di svolta.In questo contesto, la manifestazione nazionale del 4 ottobre si annuncia come un appuntamento ...
di Christian Peverieri
È di nuovo sciopero generale a tempo indeterminato in Ecuador. La miccia che ha riacceso la scintilla del “paro nacional” è ancora una volta l’aumento del carburante. Come è successo negli anni scorsi con l’ex presidente Lasso, era il 2022, la decisione di togliere il sussidio al prezzo del diesel, ha scatenato la protesta della popolazione, in particolare quella indigena, che le organizzazioni sociali come la CONAIE hanno trasformato in sciopero generale.Il Decreto 126 emanato dal governo di Noboa il 12 settembre elimina dunque il sussidio statale sull’acquisto del diesel, una misura che nella pratica significa un aumento del prezzo dello stesso da 1,8 dollari al gallone a 2,8 dollari al gallone. Un dollaro di maggiorazione che fa la differenza soprattutto per quella parte di popolazione più debole, in particolare i piccoli produttori, che si vedono così costretti a rialzare i prezzi dei loro prodotti e perdere in competitività. Per il governo di Noboa il sussidio al ...
di Andrea Mazzocco
Ci sono passaggi fondamentali nella storia dell’umanità o di una popolazione specifica che lasciano il segno, che marcano ere e cicli, che evidenziano continuità o discontinuità, dominazioni, ribellioni e altre dominazioni. Passaggi che non possono essere solo una pagina o un paragrafo nel vostro libro di storia (ovviamente dipendendo da dove vi trovate e da chi ha scritto quei manuali), ma devono trasformarsi in memoria viva, essere parte stessa del presente proprio perché per arrivare dove siamo adesso abbiamo sicuramente attraversato un “prima”.Questo esercizio, apparentemente molto retorico e poco effettivo, ci è stato mostrato con tutta la sua forza dall’organizzazione zapatista (sia dalla sua parte politico-civile che da quella militare dell’EZLN) per comunicare al mondo le grandi trasformazioni che sta attraversando. Ci viene comunicata in varie forme e più volte con lo scorrere dei mesi per aiutarne la comprensione: comunicati, opere teatrali, conferenze ...
Lo avevamo scritto pochi giorni fa, commentando le piazze del 22 settembre (Definisci sciopero): c’è qualcosa che si sta aprendo, un movimento che non si limita più a testimoniare ma sceglie di intaccare direttamente gli ingranaggi della complicità con il genocidio in Palestina. Le mobilitazioni di ieri, 27 settembre, lo hanno confermato: in quasi cinquanta città italiane migliaia di persone hanno attraversato strade, tangenziali, piazze, porti e aeroporti per fermare, anche solo per qualche ora, il funzionamento dell’economia di guerra che sostiene il genocidio in Palestina.A Padova la tangenziale è stata invasa da una folla che non si è lasciata fermare dalla pioggia. “La tangenziale non è mai stata così bella”, hanno ironizzato i manifestanti, rilanciando l’idea di uno sciopero generale diffuso. Non è stato un episodio isolato: a Torino, in migliaia hanno raggiunto l’aeroporto di Caselle in bici e a piedi, bloccando la tangenziale e resistendo a idranti e ...
di Redazione
È scontato dire quanto sia stata inedita la giornata di lunedì. Volti diversi, storie diverse, uniti da un pensiero semplice, di non tacere più, di non far più finta di nulla mentre l’Italia continua a essere complice del genocidio. In oltre 70 città italiane da Nord a Sud, centinaia di migliaia di persone sono scese in piazza per lo sciopero generale per Gaza con l’obiettivo di bloccare tutto, come avevano promesso i portuali del CALP di Genova. Bloccare la macchina bellica che permette il genocidio. Il vero dato politico e sociale però trascende elenchi e sigle, e riguarda chi ha riempito quelle piazze: lavoratrici e lavoratori di ogni categoria, docenti di ogni ordine e grado, corpo studentesco, famiglie. Il 22 settembre resterà come una data epocale. Non soltanto per il suo valore immediato, quello di una giornata di sciopero generale per la Palestina che ha scosso le piazze italiane, ma perché ha segnato una rottura netta nel panorama del conflitto sociale di questo ...
di Marco Sandi
Ricordo bene quella sera, quando tra una chat su msn e una pagina di Myspace, mi capitò di leggere una lettera. Iniziava così: “Scrivo la storia di quello che è successo a Federico, mio figlio. Non scriverò tutto di lui, non si può raccontare una vita, anche se di soli 18 anni appena compiuti. È morto il 25 settembre, il giorno di Natale sono stati tre mesi…”Ricordo bene di quanto rimasi colpito, più frastornato che arrabbiato, perché nella mia ingenuità non riuscivo a capire come fosse stato possibile che una madre si affidasse al web, lontano anni luce da quello che conosciamo oggi, per dar voce alla verità. Quella lettera era di una durezza incredibile, raccontava per filo e per segno quanto successo ad un ragazzo di 18 anni, come me, nella notte del 25 settembre 2005 in una via della periferia di Ferrara. Un racconto preciso e dettagliato che mi colpì talmente tanto che costrinsi la professoressa di lettere ad interrompere la lezione della prima ora, il giorno ...
di Anna Irma Battino
Il 22 settembre ha raccontato un’Italia che raramente appare nei media: più di 75 piazze, con corpi e voci che si riconoscono nella stessa urgenza. Non contano appartenenze politiche, sigle, o confini tradizionali. Conta la determinazione di chi dice basta alla complicità, all’indifferenza, alla violenza. Di chi cammina per le piazze in Italia, ma ha gli occhi rivolti a Gaza.Eppure, ancora oggi, la narrazione dominante insiste a dividere le piazze in “buone” e “cattive”, in manifestanti pacifici contro manifestanti violenti. Questa divisione è artificiale, funzionale solo a chi vuole spostare l’attenzione dai veri responsabili: chi governa, chi arma, chi firma accordi che legittimano un genocidio. In prima pagina e nel codazzo dei social, non ci sono le ragioni politiche e morali di una mobilitazione senza precedenti, ma il solito inventario di vetrine rotte, “scontri” e agenti feriti.Il centro-sinistra spesso gioca le stesse regole della narrazione dominante: ...
Lo sciopero generale di oggi ha segnato un passaggio di fase nella mobilitazione contro il genocidio in Palestina. A Venezia oltre ventimila persone hanno paralizzato per ore l’accesso a Porto Marghera sfidando cariche e idranti. A Milano un corteo oceanico ha occupato la stazione Centrale che è diventata in un campo di scontro con la polizia; a Bologna più di cinquantamila persone hanno bloccato la tangenziale; a Roma centomila manifestanti hanno paralizzato la città bloccando la stazione Termini e la tangenziale est. Bloccati i porti di Genova, Livorno, Palermo, Trieste, Civitavecchia. Che cos’è uno sciopero, oggi? Da anni ci interroghiamo su come risignificare questa pratica, su come strapparla alle secche della ritualità, su come renderla di nuovo ciò che è stata alle sue origini: uno strumento che fa male al capitale, che ne inceppa i meccanismi, che produce una frattura nel tempo lineare della produzione e del consumo. Uno sciopero come atto collettivo che mostra in ...
di Pauline Menu
On September 18th, protests against the French government’s budget continued. This time, more than 500,000 demonstrators took to the streets. Sébastien Lecornu’s appointment is far from appeasing anger, and now trade union and social pressure is growing stronger. On Thursday, September 18, over 500,000 protesters answered the inter-union coalition's call to demonstrate, including 55,000 in Paris. The CGT (General Confederation of Labor), the largest union, estimated that one million people protested and expressed optimism about the great success of the mobilization. One out of six teachers and 12% of civil servants were on strike. At midday, EDF reported that the strike had caused a reduction of around 4,000 MW in output at its power plants, equivalent to four nuclear reactors. Like the September 10th mobilization, protesters gathered against the government’s budgetary austerity, the severe lack of public funding for education and healthcare, as well as their difficulty making ...
di Pauline Menu
Il 18 settembre sono riprese le manifestazioni contro la legge di bilancio del governo francese. Questa volta sono scese in piazza oltre 500.000 persone. La nomina di Sébastien Lecornu non ha affatto placato la rabbia, e ora la pressione sindacale e sociale si fa più forte.Giovedì 18 settembre più di 500.000 persone hanno risposto all’appello della coalizione intersindacale a manifestare, di cui 55.000 soltanto a Parigi. La CGT (Confédération générale du travail), il sindacato più grande, ha stimato invece un milione di partecipanti ed espresso ottimismo per il grande successo della mobilitazione. Un insegnante su sei e il 12% dei dipendenti pubblici hanno incrociato le braccia. A metà giornata, EDF ha reso noto che lo sciopero aveva causato una riduzione di circa 4.000 MW nella produzione delle centrali, pari all’equivalente di quattro reattori nucleari. Come nella mobilitazione del 10 settembre, i manifestanti hanno contestato l’austerità di bilancio imposta dal ...
Il Centro Sociale Bocciodromo apre una nuova fase: da via Rossi 198 si sposta in viale Trento 141, senza però abbandonare lo storico presidio che diventa Boscodromo, spazio No Tav e punto di resistenza al progetto dell’alta velocità. L’esperienza di questi 14 anni tra le mura di via Rossi 198 ci ha insegnato che Vicenza non può rimanere senza un centro sociale: non solo per le iniziative solidali, la musica live e lo sport. Le migliaia di persone che hanno vissuto con noi quest’esperienza ci hanno dimostrato che la presenza di uno spazio dove ci si possa organizzare in modo autonomo, senza prendere ordini da nessuno, finanziandosi con i propri sforzi e confrontandosi in più persone possibili è linfa vitale in una società sempre più individualista. Uno spazio come questo è un bene comune che va tutelato e difeso con determinazione, resistendo a qualsiasi tipo di attacco, che venga dai partiti di governo o dai fascisti di strada. Un luogo dove immaginare e costruire da ...
Decine di migliaia di persone hanno attraversato le piazze italiane negli ultimi giorni, rispondendo all’ennesima escalation del governo israeliano: la massiccia invasione di terra di Gaza City, scattata alla mezzanotte di martedì 16 settembre. Un’operazione dal nome eloquente – “Carri di Gedeone II” – che riprende ancora una volta un immaginario biblico per rivestire di aura epica ciò che altro non è se non un genocidio pianificato. Come Gedeone, che con appena trecento uomini sconfisse i Madianiti, così Netanyahu cerca di legittimare lo sterminio della popolazione gazawi, in corso da anni, trasformandolo in narrazione eroica.Ma i numeri delle vittime, ormai, hanno smesso di contare. Sono diventati un macabro bollettino normalizzato, che non scuote più. Né incidono i richiami sempre più flebili della cosiddetta comunità internazionale, prigioniera di un linguaggio edulcorato e dell’impotenza diplomatica. Da tempo la parola “negoziato” ha perso qualsiasi ...
Nelle ultime settimane un’ondata di mobilitazioni ha attraversato l’Italia e il mondo in solidarietà alla Palestina e contro l’economia del genocidio. Piazza dopo piazza si è affermata la necessità di un’opposizione sociale e politica capace di incidere sul governo Meloni, proprio mentre la stretta repressiva e l'austerità di guerra segnano l’inizio di una stagione drammatica. L’assemblea nazionale della rete A Pieno Regime, in programma domenica 21 settembre alle 10 allo Spin Time di Roma (via S. Croce in Gerusalemme 55), sarà un momento di confronto e organizzazione per aprire nel modo migliore l'autunno.Le ultime settimane sono state attraversate da un’ondata di mobilitazioni in solidarietà alla Palestina, in Italia e nel resto del mondo. Dopo la “soluzione finale” su Gaza annunciata da parte di Netanyahu e la nuova escalation nella regione provocata dal regime sionista, centinaia di migliaia di persone sono scese in piazza, sostenendo la Sumud Flotilla e ...
Lunedì 22 settembre, ore 10, Piazzale Giovannacci a Marghera. Da lì ci si muoverà verso il porto di Venezia, in risposta agli ultimi sviluppi del genocidio in Palestina. Martedì notte i tank di Israele sono entrati a Gaza City per portare avanti la loro “soluzione finale” per la Palestina. Un’escalation che ha generato indignazione e nuove forme di resistenza, dentro e fuori i confini europei.Le mobilitazioni di questi giorni — dalle piazze italiane fino alle 10.000 persone riunitesi al Lido il 30 agosto — dimostrano che una larga maggioranza sociale si oppone al massacro in corso a Gaza. Al tempo stesso cresce il senso di impotenza davanti alla brutalità dell’IDF e alle responsabilità del governo israeliano, sostenuto dall’inerzia della maggior parte delle istituzioni internazionali.È ora di trasformare la solidarietà in disobbedienza: come ha fatto la Global Sumud Flotilla, convertiamo la testimonianza in azione diretta. Dobbiamo colpire le infrastrutture e le ...
di Lorenzo Feltrin
I Centri Sociali del Nord Est e ADL Cobas hanno lanciato la mobilitazione per bloccare il Porto di Venezia il 22 settembre, in occasione dello sciopero generale contro il genocidio che Israele sta commettendo a Gaza e in sostegno alla Global Sumud Flotilla. Una mobilitazione che si è allargata a una composizione sociale e politica molto variegata. In vista dell’iniziativa, pubblichiamo una breve inchiesta che fa il punto sui grandi interessi economici, legati al commercio con Israele, che attraversano Porto Marghera.Lo sappiamo da tempo, Israele sta commettendo un vero e proprio genocidio contro il popolo palestinese a Gaza. In meno di due anni, lo stato sionista ha ucciso direttamente circa 65.000 persone, di cui oltre 18.000 bambini e bambine. Diverse ricerche accademiche hanno però stimato che le vite palestinesi indirettamente spezzate dal conflitto siano centinaia di migliaia. Inoltre, sono centinaia i civili morti di fame, a causa della carestia scientificamente creata ...
di Christian Peverieri
È finita come doveva finire, con un fiume di persone che ha bloccato la capitale Madrid, teatro dell’indegno tentativo della Vuelta a España di lavare l’immagine dello Stato di Israele, sporca del sangue di migliaia di innocenti palestinesi. A vincere domenica non è stato un ciclista ma il popolo di Madrid che ha costretto gli organizzatori ad annullare l’ultimo arrivo della terza corsa a tappe di ciclismo più importante del mondo, la Vuelta a España.Nessun vincitore ufficiale dunque, nessun ciclista potrà fregiarsi della vittoria nella prestigiosa ultima tappa che come di consueto termina a Madrid. E d’altra parte nessuno dei partenti probabilmente se lo sarebbe meritato. Sì, perché in queste tre settimane di gara e di proteste che col passare dei giorni sono cresciute di intensità, nessun ciclista o addetto ai lavori ha speso una parola di comprensione o solidarietà con i manifestanti e quindi col popolo palestinese. Come moderni Ponzio Pilato, tutti i ciclisti se ...
Si è svolto ieri a Vicenza il corteo “Non è amicizia. È occupazione militare”, animato da più di 2500 persone, tra realtà sociali, comitati, partiti e singole persone. La manifestazione, che è stata organizzata in opposizione al Friendship Festival Italia - USA in corso in questa settimana, ha fortemente contestato la connivenza dell’amministrazione locale con il governo statunitense. Altri temi centrali sono stati l’opposizione alla presenza di basi militari statunitensi nel territorio, definita come forma di occupazione militare, e la solidarietà con il popolo palestinese.La manifestazione è partita da Piazza Castello e ha attraversato le strade della città, avvicinandosi alla base militare statunitense “Del Din”, luogo centrale della storia antimilitarista vicentina, in particolare durante gli anni delle mobilitazioni “No Dal Molin”. Per rappresentare l’asservimento dell’amministrazione locale nei confronti degli USA, durante il corteo è ...
di Pauline Menu
Only a day after Bayrou’s resignation and Lecornu’s appointment, the French people took to the streets to express their anger towards Emmanuel Macron's denial of democracy. From high school students to former gilets jaunes, all denounce the growing precarity and demand social and environmental justice. Yet, police brutally repressed the movement and dismantled many blockades. From Rennes to Montpellier, passing through the capital Paris, of course, “Bloquons tout!” gathered between 175,000, according to the Interior Ministry, and 250,000 people, according to the CGT - the main trade union. 812 actions were carried out: 550 demonstrations and 262 blockades. High school students, former gilets jaunes, farmers, healthcare workers, workers in education or culture, all expressed the same anger at blatant inequalities, the increasing difficulty of making ends meet, and Macron’s denial of democracy since his coming to power.As announced, roadblocks were set up by the ...
di Pauline Menu
A solo un giorno dalle dimissioni di Bayrou e dalla nomina di Lecornu, la Francia è scesa in piazza per contestare il rifiuto della democrazia da parte di Emmanuel Macron. Dagli studenti delle scuole superiori agli ex gilet gialli, le voci di protesta denunciano la crescente precarietà e reclamano giustizia sociale e ambientale. La risposta delle autorità è stata però una dura repressione, con interventi di polizia e lo smantellamento di numerosi blocchi.Da Rennes a Montpellier, passando ovviamente per la capitale Parigi, l’appello “Bloquons tout!” ha portato in piazza tra le 175.000 persone stimate dal Ministero dell’Interno e le 250.000 indicate dalla CGT, il principale sindacato. In totale si sono contate 812 azioni: 550 manifestazioni e 262 blocchi. Studenti delle scuole superiori, ex gilet gialli, agricoltori, operatori sanitari, lavoratori dell’istruzione e della cultura: mondi diversi uniti dalla stessa rabbia contro le disuguaglianze, le crescenti difficoltà ...
di Pauline Menu
Il piano di bilancio di Bayrou per il 2026 ha scatenato il movimento sociale “Bloquons tout!”, che invita a proteste di massa e blocchi il 10 settembre. In linea con i Gilets Jaunes, rifiutano di sostenere nuovamente il costo della cattiva gestione del debito da parte del governo e chiedono più democrazia. Nel tentativo di disinnescare la mobilitazione, Bayrou ha annunciato un voto di fiducia, che lo ha costretto a dimettersi l'8 settembre.La stagione politica francese è appena iniziata, ma è già dominata da tensioni, incertezze e imminenti proteste sociali. Tutto è iniziato il 15 luglio, quando François Bayrou ha annunciato in anticipo il suo piano di bilancio per il 2026. Il debito ha raggiunto livelli pericolosi e, secondo lui, la causa di questo “pericolo mortale” è la cosiddetta “dipendenza dalla spesa pubblica”. Il suo piano “Stop à la dette!” (Basta con il debito!) mira a ridurre drasticamente il deficit e a risparmiare 44 miliardi di euro istituendo un ...
di Pauline Menu
Bayrou's budget plan for 2026 triggered the social movement “Bloquons tout!", which calls for mass protest and blockades on September 10. In line with the Gilets Jaunes, they refuse to bear the cost of the government's poor debt management again and demand more democracy. Seeking to defuse the mobilization, Bayrou announced a confidence vote, precipitating him to resign on September 8. The French political season has barely opened, yet it is already dominated by tension, uncertainty, and upcoming social unrest. It all began on 15th July, when François Bayrou announced his 2026 Budget Plan in advance. The debt has reached dangerous amounts and, according to him, the cause of this “life-threatening danger” is a so-called “addiction to public spending”. His plan “Stop à la dette!” (Stop the Debt!) aims at drastically reducing the deficit and saving 44 billion euros by establishing a “white year”. In other words, no more spending than in 2025, a year that was already ...
Questo pomeriggio a Vicenza il Centro Sociale Bocciodromo e l'Intifada studentesca, in collaborazione con il Caracol Olol Jackson e il Coordinamento Studentesco, hanno occupato la ex sede delle scuole Baronio, uno stabile in disuso in viale Trento, contro il regime di guerra globale e il genocidio in Palestina.L'intenzione è di ospitare in questo spazio il meeting internazionale "No more bases, no more wars", in programma dall'11 al 14 settembre: quattro giornate di confronto e analisi per denunciare il sistema di guerra globale che si sta consolidando, offrendo a chi si mobilita contro la guerra in Italia e in Europa l’occasione di condividere pratiche concrete per contrastare l’escalation bellica mondiale.Saranno giorni dedicati a riflettere su come funziona il regime della guerra permanente: dall’economia della militarizzazione alle nuove tecnologie belliche, dalle complicità istituzionali alle narrazioni tossiche della sicurezza.L'appuntamento si tiene, non a caso, ...
Nel primo pomeriggio di sabato 6 settembre, un fiume di oltre cinquantamila persone ha invaso le strade di Milano, compatto dietro lo striscione “Giù le mani dalla città”.Al centro della protesta, lo sgombero del Leoncavallo, storico centro sociale di via Watteau, avvenuto all’alba di giovedì 21 agosto. Poche ore dopo lo sgombero, un’assemblea cittadina aveva già rilanciato la mobilitazione, raccogliendo in breve un’adesione vasta e diffusa, capace di travalicare i confini milanesi e risuonare a livello nazionale.Sono diversi i motivi che hanno richiamato in piazza così tante persone. Da un lato, la storia di uno spazio che, pur nelle sue metamorfosi, è rimasto per quasi cinquanta anni un simbolo di un modo di vivere alternativo alla Milano degli affari, del cemento e dei “padroni”. Dall’altro, la percezione che lo sgombero faccia parte di una strategia più ampia, con il governo che continua a mettere nel mirino i suoi nemici, per tentare di annientarli o ...
di Giuseppe Romano, Giuristi Democratici
A breve la più grande e partecipata spedizione umanitaria cercherà di forzare via mare il blocco degli aiuti a Gaza. Cosa farà Israele? Dispone della più sofisticata efficacia di controllo/sorveglianza al mondo ben testata nel suo illegittimo laboratorio palestinese da decenni. Fornisce droni a Frontex per il controllo delle rotte nel Mediterraneo ed alimenta i nostri servizi segreti con illeciti meccanismi di intrusione nei cellulari degli attivisti delle Ong; ben potrà, quindi, riscontrare che tutte le imbarcazioni non trasportano armi e non sono pertanto in alcuna forma un pericolo né definibili (Ben Gvir dixit…) con la ridicola formula di terrorismo. Per altro, che Israele possa far riferimento ad una qualche forma di tutela del diritto internazionale rappresenta un argomento paradossale atteso che - come noto - agisce al di fuori dello stesso. Se pure intendesse farlo non potrebbe giuridicamente trovare appoggi ed impedire lo sbarco degli aiuti umanitari né ...
di Anna Irma Battino
Che l’industria culturale sia in crisi non è più una sorpresa: vivere con il proprio lavoro creativo è sempre più spesso un percorso accidentato e pieno di insidie. Con À pied d’œuvre, Valérie Donzelli porta sullo schermo il memoir di Franck Courtès, mettendo in luce ciò che raramente viene detto: le frustrazioni, le umiliazioni e la precarietà che accompagnano chi tenta di sopravvivere - in questo caso - con la scrittura.Il protagonista, Paul Marquet (Bastien Bouillon), alter ego di Courtès, con voce fuori campo fa subito un'istantanea di se stesso: "Ero un fotografo e ho mollato tutto per diventare scrittore. Ma rimanere scrittore è tutta un’altra storia.” Ciò che sembrava un gesto radicale e quasi eroico, guidato dalla passione e dalla libertà, si rivela presto un quotidiano fatto di lavori mal pagati, solitudine e rinunce. Donzelli osserva questo percorso con realismo “operaio”, evitando intellettualismi o idealizzazioni del fallimento creativo, e ...
di Anna Irma Battino
Non c’è altra scelta che uccidere per sopravvivere in un mondo dove la concorrenza sfrenata detta legge. No Other Choice si apre come una fiaba nera, in cui ogni dettaglio sembra portare male. Già il barbecue familiare della scena iniziale lancia presagi poco rassicuranti: dall’anguilla sulla brace – premio aziendale che da simbolo di virilità diventa cattivo auspicio – alle scarpe in un pacco regalo, utili più a fuggire che a festeggiare, fino all’enigmatico biglietto di auguri. La crisi economica non è osservata dalla prospettiva dei deboli, ma da quella dell’alta borghesia, ossessionata dalla paura di perdere ricchezza e comfort, pronta a difendere il proprio stile di vita a qualunque costo.La storia ruota attorno a Man-su, che si ritrova improvvisamente disoccupato dopo 25 anni di onorata carriera e, per tornare sul mercato del lavoro, escogita un piano disperato: eliminare chiunque possa minare le sue possibilità. Il film, tratto dal romanzo The ...
La manifestazione di sabato scorso al Lido di Venezia è stata una straordinaria dimostrazione di forza collettiva: un segnale potente di opposizione radicale allo Stato genocida di Israele e all’intero apparato politico-istituzionale che alimenta e sostiene il regime di guerra globale.Sempre più chiaramente, la lotta del popolo palestinese segna una linea di demarcazione netta: da una parte chi sostiene il "diritto di esistere" di un popolo, dall’altra chi continua a nascondersi dietro ambiguità, doppi standard e il cerchiobottismo tipico del dibattito politico italiano ed europeo.Quasi per uno scherzo del destino, nelle stesse ore in cui a Venezia scendevamo in piazza, anche l’altra gloriosa repubblica marinara del passato – Genova – si mobilitava in massa per sostenere la partenza della Gaza Sumud Flotilla, diretta verso la Gaza assediata.Nel capoluogo ligure, da mesi i portuali portano avanti una lotta esemplare: impedire, con scioperi e blocchi mirati, il transito nei ...
Oltre diecimila persone hanno attraversato ieri (sabato 30 agosto) le strade del Lido di Venezia in una manifestazione imponente a sostegno della Palestina. Una giornata segnata da corpi, voci e bandiere che hanno avuto un obiettivo chiaro: spostare i riflettori della Mostra del Cinema sul genocidio in corso a Gaza e denunciare la complicità dei governi occidentali, in primo luogo quello italiano, con le politiche di guerra di Israele.La partecipazione è stata straordinaria: più di 250 realtà associative, movimenti e organizzazioni hanno risposto alla chiamata, insieme a centinaia di figure del mondo del cinema e della cultura. Una presenza che rende evidente come dentro il corpo sociale cresca un’opposizione radicale alla complicità militare e politica dell’Occidente con Tel Aviv.Il pomeriggio si è aperto con l’arrivo al Lido di una motonave partita da Porto Marghera, in solidarietà con la Global Sumud Flotilla che domani salperà verso Gaza. «Durante la Mostra del ...
di Anna Irma Battino
Jay Kelly è George Clooney, ma non nel senso che l’attore interpreta il personaggio, piuttosto in questo film i due si fondono in un’unica entità. Questo crea un contrasto interessante rispetto al titolo, che è appunto “Jay Kelly” e non “George Clooney”, l’ultimo lavoro di Noah Baumbach, tornato al Lido dopo l’accoglienza tiepida di White Noise del 2022.La sceneggiatura, firmata da Noah Baumbach ed Emily Mortimer, è stata pensata fin dall’inizio per Clooney e esplora il tema della ricerca di sé stessi e della fuga dalle proprie responsabilità. Jay Kelly, una star di Hollywood ormai sessantenne, intraprende un frenetico viaggio attraverso l’Europa insieme al suo devoto manager, Ron (Adam Sandler). Il film è stato presentato in anteprima mondiale al Festival di Venezia e figura tra i tre titoli Netflix in concorso quest’anno, insieme a A House of Dynamite di Kathryn Bigelow e Frankenstein di Guillermo del Toro.Il viaggio e la trama seguono Jay e ...
di Giulia Garau
Si dice che a Genova i tramonti siano particolarmente belli. Il cielo si squarcia e si tinge di colori infuocati, le ombre si allungano, i volti si illuminano di luce sempre inedita, gli occhi riflettono i colori del cielo. Il mare completa il resto dell’atmosfera: i suoni, i profumi e il luccichio dell’acqua, il cigolio delle corde delle barche attraccate che galleggiano. Ogni giorno Genova aspetta di vedere di quali colori si tingerà il cielo, con quali colori il nuovo tramonto la sorprenderà. Quello di sabato 30 agosto aveva i colori della bandiera palestinese e Genova lo ha aspettato concentrandosi in Via Balleydier 60, nel quartiere di Sampierdarena, presso la sede Music for Peace, ONG storicamente impegnata a Gaza e in Palestina e che ha chiamato la fiaccolata che sarebbe partita per accompagnare simbolicamente le imbarcazioni della Global Sumud Flottilla in partenza da Genova per Gaza.Nonostante il tramonto, però, ieri sera nessuno guardava il cielo. Gli occhi, le ...
di Anna Irma Battino
Con After the Hunt, presentato fuori concorso a Venezia, Luca Guadagnino sembra puntare tutto sulla provocazione. L’idea di creare dibattito, quasi come mossa strategica per far parlare del film, è evidente, ma la scelta risulta infelice non tanto per il tema di sfondo – il MeToo – quanto per il modo in cui viene messo in scena: Guadagnino si concentra sulle conseguenze di un’accusa all’interno di un microcosmo di potere e privilegi.Il set è volutamente snob: il campus di Yale, i corridoi delle aule accademiche, i salotti eleganti in cui professori e studenti si confrontano tra bicchieri di vino e discussioni infinite di filosofia, con un rapporto spiazzante e fin troppo confidenziale che sfuma il confine tra docente e studente. È qui, in questo ambiente chiuso, elitario, ovattato ma venato di crudeltà, che la stimata docente Alma (Julia Roberts) si ritrova intrappolata tra il collega e amico di una vita, Hank (Andrew Garfield), accusato di molestie, e Maggie (Ayo ...
di Anna Irma Battino
Quando il detto “tifare estinzione” non è più un paradosso esistenziale, Bugonia si trasforma in una meravigliosa e al tempo stesso agghiacciante satira sulla società contemporanea: la pericolosità delle manie di complottismo, le ossessioni umane, i loro limiti e la responsabilità collettiva nel distruggere giorno dopo giorno il mondo. Yorgos Lanthimos sembra suggerire che è proprio nella culla della paranoia che molti si rifugiano: tra teorie online, negazionismo climatico, leader che appaiono alieni perché forse lo sono davvero. Se il genere umano versa in condizioni pietose, il regista greco torna a Venezia con una commedia aggressivamente malvagia, per mostrarci quanto sia fragile e grottesco l’equilibrio della nostra epoca. Dietro l’umorismo nero, anzi nerissimo, Bugonia è soprattutto un esperimento crudele: un gioco che amplifica il brutto e il brutale della nostra realtà. Il mondo secondo Trump, se vogliamo trovarci una rappresentazione reale.Il film si ...